A.C.1606-A
Presidente, come abbiamo detto, parliamo del cosiddetto decreto-legge Energia e della sua conversione in legge. È un provvedimento importante, un provvedimento sul quale è necessario - ovviamente, potrei dire: sarebbe stato necessario - che si misurasse un intero Paese e su che cosa? Sulla dimensione della produzione e del consumo di energia.
Sarebbe stato bello avere quello spazio, non sono ingenuo, non è una sorta di rincorsa a un demagogico populismo che chiede di partecipare; però, su un tema così rilevante, la produzione e il consumo dell'energia, sarebbe stato fondamentale e decisivo coinvolgere le imprese, le famiglie, i contesti territoriali, le regioni, le comunità locali. Faccio solo un esempio. Il PNIEC individua degli obiettivi, il raggiungimento degli obiettivi indicati dall'Europa circa la transizione energetica, il 2030, il 2050. Sarebbe stato bello, magari, coinvolgere gli attori di questo nostro Paese, che va dalle Alpi alla Sicilia, per individuare, rispetto al PNIEC, obiettivi di area vasta, cioè obiettivi di raggiungimento territoriale degli obiettivi del PNIEC.
Nei processi di governo in relazione alla sanità, alla possibilità, ad esempio, di gestire i rifiuti oppure le stesse acque, ci sono dei processi di area vasta, che chiedono ai territori di concorrere al raggiungimento generale degli obiettivi, quelli del PNIEC. Sarebbe bello individuare il fabbisogno energetico nazionale, come il PNIEC individua, e individuare - avete appena approvato l'autonomia differenziata - degli obiettivi per regione, per area vasta, degli obiettivi sovra provinciali.
Quello di cui discutiamo è un tema che ha implicazioni di come tutto il Paese concorre verso la transizione energetica, ed è anche un tema che ha implicazioni di come l'Italia è e sta nel mondo, perché nel mondo ci si sta con le politiche industriali, ma anche con le politiche energetiche. Vedete quanto, ad esempio, i conflitti tremendi che stiamo vivendo incrociano, attraversano e influiscono sulle politiche energetiche. L'energia ha a che fare con la produzione, con i prodotti, con le merci. Con riferimento alle produzioni, pensiamo - lo diremo dopo - all'automotive, all'elettrico nella dimensione dell'automotive, come, ad esempio, le merci si spostano, come le crisi internazionali hanno a che fare con lo spostamento dei prodotti e come i prodotti hanno a che fare con l'energia, chi produce quei prodotti che energia consuma, se quei prodotti vanno verso l'elettrico o sono a combustibili fossili, pensiamo, ad esempio, alle auto. Le politiche energetiche fanno le politiche di un Paese.
Credo che anche dal dibattito o, meglio, dal confronto che c'è stato nelle audizioni, se è emerso qualcosa di così condiviso, è il fatto che l'energia, la rivoluzione digitale, l'intelligenza artificiale, la transizione energetica davvero definiscono anche il ruolo o meno che un Paese può avere nei processi futuri. Allora, dall'interpretazione delle azioni, delle politiche che l'Italia farà su questi fronti, ad esempio sulle politiche energetiche, dipenderanno la tenuta economica e sociale del Paese, dipenderà, ad esempio, anche la tanto e cara a tutti noi sovranità del Paese. Saremo autonomi? Saremo produttori di energia pulita, non inquinante o dipenderemo? Dalle politiche energetiche dipende un pezzo della sovranità di questo Paese. Allora perché diciamo questo in premessa, in questa discussione? Perché si richiama l'interesse nazionale? Perché si evoca una politica che esce dall'ineluttabilità dello scontro a prescindere e di pregiudizio? Perché la maggioranza che governa, che urlava all'opposizione del ruolo del Parlamento e della necessità del confronto, questo confronto è stato limitato? Perché la Presidente Meloni e il suo Governo fanno l'ennesimo decreto-legge sulle politiche energetiche, che toccano temi essenziali per il Paese, a cui concorrere, rispetto agli obiettivi da raggiungere, tutti? Perché è fate ancora un decreto-legge? Siamo al cinquantatreesimo. Perché non abbiamo coinvolto davvero quest'Aula, le opposizioni, i punti di vista? Avete fatto un decreto-legge e adesso, mentre stiamo parlando, ci si sta accingendo all'ennesima fiducia, che vuol dire che non si parla di politiche energetiche. La maggioranza decide una traiettoria, propone questo decreto-legge e si tira dritto così, non ci si confronta. Guardate che sulla sovranità del Paese, che dipende dalle politiche energetiche, una mano la si può dare tutti. Non l'avete voluta, non la volete. Perché avete questo profilo di Governo? Lo dico perché, all'inizio, può dare dei risultati - tirate dritto, i numeri, la politica -, ma, alla lunga, il metodo che tira dritto, che non consente al Parlamento di discutere, di confrontarsi, di dare una mano al Paese non tiene, non produce risultati, perché, se le politiche energetiche non sono condivise, non sono robuste, non sono rigorose, il Paese è più debole. E, se il Paese è più debole, i numeri della maggioranza che oggi vi fanno tirare dritto non consentiranno a questo Paese di stare in piedi, di essere autonomo, ad esempio, energeticamente.
Noi crediamo che una forza politica, come la nostra - tentiamo di fare il meglio possibile aspirando al meglio in assoluto -, faccia bene il proprio mestiere se guarda all'interesse nazionale, se tiene la barra sull'interesse nazionale e non se si dedica, invece, alla ricerca della visibilità, data spesso dallo scontro, e sostenendo a prescindere che il Governo sbaglia. Così, nonostante vi accingiate a mettere la fiducia, nonostante non abbiate ancora una volta coinvolto il Parlamento con il decreto-legge in una sorta ormai di monocameralismo di fatto, arriva la Presidente del Consiglio Meloni, dice la sua question time, TV, ma ancora una volta, lo ripeto, non avete coinvolto il Parlamento. Nonostante ciò, noi, credendo nell'interesse del Paese, consapevoli che la sfida sulle politiche energetiche comporti un pezzo del destino del Paese, abbiamo avuto verso questo provvedimento un atteggiamento costruttivo, abbiamo tenuto con la maggioranza un atteggiamento che voleva e vuole stare sul merito, sul merito dei contenuti e delle azioni, dei processi e dei progetti. Noi siamo stati, in questo piccolo spazio che ci è stato concesso, per una discussione ordinata, per un contributo di merito, non ci siamo limitati a dire che togliete lo spazio, che fate i decreti-legge, che mettete la fiducia, che tirate dritto. Abbiamo provato ed insistito per stare nel merito.
Nell'esame del provvedimento abbiamo, prima, espresso la volontà di tenere un profilo di merito, poi abbiamo tenuto una posizione responsabile. Non ci interessa costruirci, come dicevo prima, un protagonismo sulle urla, sullo scontro o su un giudizio che viene da un pregiudizio. Abbiamo promosso e voluto avere un confronto leale, dialettico, su alcuni punti di critica, verso altri dialettico e verso altri ancora di condivisione. Noi non ce la sentiamo di dire che qui è tutto sbagliato, abbiamo provato ad entrare nel merito e abbiamo fino all'ultimo lavorato affinché, in Commissione, questo percorso dialettico, di contributo, responsabile, di confronto ci fosse.
Poi, negli ultimi giorni, si vede che qualcosa dalle parti della maggioranza si è incrinato, è andato male. Abbiamo creduto, in modo leale e onorevole, anche a quello che ci era stato proposto: lavoriamo sugli emendamenti, andiamo in Aula, tentiamo di definirne un numero congruo, facciamo come abbiamo fatto con il provvedimento sul made in Italy, che, appunto, giunto in Aula, ha permesso in qualche modo di esprimere le posizioni critiche, di confronto o di condivisione. Ma, negli ultimi giorni, questa promessa, che, tra l'altro, devo dire i presidenti delle Commissioni attività produttive e ambiente avevano lanciato e alla quale noi abbiamo aderito, questo impegno per un confronto leale, ad un certo punto, si è incrinato, la maggioranza si è chiusa e, per un provvedimento così importante, ha cominciato a tirare dritto, a chiudere gli spazi del confronto, in Commissione a tirare via. Sul decreto verrà posta la fiducia e siamo arrivati al risultato di oggi. Tra qualche minuto, fiducia, pochi emendamenti e proposte di merito, tra l'altro utili, accolti, per materie e temi così importanti e diversi: l'energia, le politiche energetiche, ma anche l'alluvione, quella tragedia che ha colpito l'Emilia-Romagna, la Toscana e le Marche. Poco ascolto anche rispetto a quello che ci era stato prospettato, ma noi siamo persone responsabili e, nello spazio che abbiamo, lavoriamo sul merito, per incidere, per far uscire di qui un provvedimento - lo dirò dopo - di cui vediamo tutte le debolezze, ma che, magari, con il nostro contributo riesce a dare qualche risposta.
Avete chiuso, non avete accettato di fatto granché e le proposte anche senza costi, mi riferisco all'alluvione dell'Emilia-Romagna, le avete bocciate. Bocciature per le famiglie, per le imprese alluvionate, fino - e qui noi lo vogliamo dire con grande chiarezza e lo diremo per come ci è consentito - allo strappo che la maggioranza ha voluto fare ieri notte prima di venire in Aula oggi. Un blitz, un vero e proprio blitz della maggioranza. Un blitz nel decreto-legge energia che verrà convertito in legge, pensate un po', le politiche energetiche con questo Paese a mollo nel Mediterraneo che è attaccato all'Europa, ma che guarda all'Africa. Le merci che arrivano dal Canale di Suez, un hub naturale di questo Paese che dovrebbe confrontarsi con tutti, politiche energetiche, un blitz nella notte in Commissione sui rifiuti in Sicilia. Un emendamento che il Governo infila in un decreto su energia e alluvione di notte, all'improvviso, senza averlo mai visto, né potuto discutere. A proposito dalla presidente Meloni e della sua favoletta dell'underdog, quanto sa di vecchio questa roba? Il blitz notturno, aprivamo i telegiornali, la manina che in un provvedimento mette cosa? Un blitz con un emendamento che toglie 800 milioni alla Sicilia e ai siciliani dell'FSC, 800 milioni per strade e asili, e li consegna, insieme ai poteri commissariali sui rifiuti, direttamente al Presidente della regione, Schifani. Stiamo parlando di politiche energetiche e la manina notturna ha messo dentro il blitz Sicilia. Su un emendamento, quello del blitz notturno sui rifiuti della Sicilia, apriamo una discussione sui rifiuti, vediamo la filiera, la raccolta differenziata, la termovalorizzazione, l'uscita dalla termovalorizzazione, ma non si fa così. Non si fa uno scippo ai siciliani di notte sulle politiche energetiche, per dare 800 milioni al presidente Schifani. Non entro nel merito della discussione del termovalorizzatore, sì o no, la faremo è un altro tema. Però, rispetto a quel confronto leale, su cui la maggioranza si era impegnata, i due presidenti di Commissione, Ambiente e Attività produttive, avevano proposto un percorso di collaborazione; non solo non c'è stato, ma la mattina è stato presentato un emendamento del relatore che la notte, all'improvviso, è sbucato diverso da quello della mattina contenente lo scippo ai siciliani di 200 milioni e la consegna dei poteri commissariali al Presidente Schifani sui rifiuti. Stiamo parlando di politiche energetiche e dovevamo fare un percorso leale di collaborazione. Via al dibattito, via al confronto, avanti con il blitz. Questo è quello che è successo, in queste ore.
Vede, Presidente, noi insistiamo su questo aspetto - tra poco entrerò nel merito del provvedimento -, perché a tutta evidenza si tratta di uno strappo di prassi e regole e alla richiesta di almeno poter dare una valutazione di quell'emendamento che, presentato la mattina, è riemerso di notte con il blitz del furto alla Sicilia, almeno per poterlo studiare ieri notte, in Commissione, tentare di capirlo, anche perché sull'emendamento della mattina del relatore l'opposizione - cioè noi - avevamo fatto subemendamenti, ma se poi la sera viene stravolto l'emendamento e si parla d'altro, non è stato possibile neanche studiarlo e valutarlo, quell'emendamento. Guardate che questi strappi - lo dico ai colleghi, ma in modo pacato - segnano la natura dei rapporti anche in Commissione, perché non ci si può più fidare. Quando avremo provvedimenti su cui occorre avere anche un profilo e un atteggiamento per portare un provvedimento su cui abbiamo opinioni diverse in Aula e in Commissione e ci si chiederà collaborazione con quale sguardo, con quale valore della parola che danno i due presidenti, potranno ottenere da noi una leale collaborazione? Ponetevelo questo problema, questo tema, rifletteteci, tra un caffè e un applauso alla Presidente del Consiglio.
Dopo il blitz sui rifiuti che segna uno strappo nei rapporti tra di noi, arrivo al merito. Dicevo prima le politiche energetiche segnano la postura e lo standing internazionale di un Paese. Cosa si propone sull'energia? Cosa si propone sulle fonti rinnovabili, sugli obiettivi del COP28, sugli obiettivi del PNIEC? Cosa c'è su energia e alluvione? Doveva essere un decreto, l'obiettivo era questo, lo avete scritto, lo avete dichiarato, lo avete detto anche nei titoli, con i quali parlavate di questo decreto. Doveva essere un decreto che sarebbe dovuto intervenire e doveva avere come obiettivo strategico quello di sostenere, semplificando, gli investimenti e le azioni per sviluppare le fonti rinnovabili. Questo era l'intento, l'obiettivo, del decreto sostenere e sviluppare investimenti per le fonti rinnovabili, con profondità, con rigore, con analisi, con convinzione. Questo decreto sostiene gli investimenti per le fonti rinnovabili, ha come tema politico l'obiettivo di alimentare, di rendere sovrano il nostro Paese da un punto di vista energetico, costruendo la transizione e investendo sulle fonti di energia pulite? Lo fa, questo decreto? Io non posso negare che ci sono cose che sono condivisibili, ma al fondo questo decreto lo fa? Purtroppo, no, non lo fa, non ha come obiettivo strategico semplificare gli investimenti e le azioni per sviluppare le fonti rinnovabili. Non lo fa con una strategia e con una convinzione, perché lo diciamo guardando il merito del provvedimento. È prassi che si venga in Aula e il relatore legga gli articoli e i commi, ma, al fondo, questo decreto si pone l'obiettivo per questo Paese meraviglioso che è l'Italia, di portarlo nella transizione energetica, togliendolo dall'inquinamento, facendo sì che l'Italia contribuisca alla diminuzione del riscaldamento globale?
Guardiamo al merito e allora le mie sono considerazioni politiche. Il merito del provvedimento che avete fatto è frutto e figlio di una visione, di un'analisi che la destra fa, di un'analisi e anche di una cultura politica, di una visione che la destra ha sui temi del Pianeta. È evidente che, per come si è comportata la maggioranza, l'analisi, lo scenario, la consapevolezza la visione della destra verso i temi della transizione energetica del vostro Governo è quantomeno non omogenea. Abbiamo sentito posizioni che andavano dal nucleare alla necessità del fossile, dalle trivelle a persino alla derisione - chi l'ha detto, in Aula? – delle forze progressiste europee che sarebbero in una sorta di salotto, occupandosi, loro, i progressisti europei, che stanno bene, di transizione energetica. Devo dare atto al Ministro Pichetto Fratin che lo ha detto, vi ricordo che l'Italia è semplicemente in un hotspot del Mediterraneo dove la temperatura è già aumentata di due gradi: siamo già in una serra nel Mediterraneo. A parte sterili polemiche da TG della sera, che poi, nel tempo, si infrangono con gli elementi di verità, chi nega che anche gli eventi calamitosi, come le alluvioni non siano frutto, purtroppo, anche dell'hotspot del Mediterraneo - più due gradi - nella quale è l'Italia anche quelle polemiche li vanno a sbattere contro l'evidenza dei fatti.
Tuttavia, dicevo prima, il merito del provvedimento è frutto di una cultura, di una visione. C'è chi nega il global warming (e abbiamo più due gradi), c'è chi parla dell'alluvione come di una piccola conduttura o di un piccolo argine che, dalle parti della Romagna, non è stato fatto, ma andate a vedere la Romagna per vedere (ovviamente nessuno se lo augura) quella quantità mai vista in serie storiche di millenni e ci sono gli istituti di ricerca scientifica che oggi lo affermano. Quella quantità di acqua, io non so se fosse scesa da un'altra parte d'Europa o d'Italia cosa avrebbe combinato. Siccome ci siamo messi gli stivali nel fango per dare una mano alla gente, non per fare uno spot al TG1 della sera, sappiamo di cosa parliamo. Allora, il merito di questo provvedimento è frutto di una visione che c'è nel mondo, che, tra l'altro, rassicura e protegge anche i più deboli. Lo capiamo questo argomento perché quando uno ti dice transizione energetica, passiamo all'elettrico e magari il tuo vicino di casa non riesce a cambiare la macchina usata, questo messaggio semplificato può passare, ma è una cultura che, da Trump alla Meloni, è arrivata a incidere e a formare il senso di questo di questo provvedimento.
A parte che è evidente che, se sale la temperatura, coloro che soffrono sono coloro che hanno meno. Non è che chi è povero può permettersi il condizionatore in casa oppure le cure in un ospedale che, essendo tagliate le risorse, non solo non rinfresca gli ambienti, ma non apre neanche le sale. È evidente che il global warming colpisce i più poveri, però questo era un provvedimento che doveva guardare a come sta l'Italia nel mondo.
Si nega il cambiamento climatico, si cercano degli equilibri, in questo provvedimento. Tu, Lega, cosa vuoi? Fratelli d'Italia? Chiedetevi da dove viene il blitz notturno della Sicilia. Invece di considerare che l'Italia, rispetto anche ai conflitti che dipendono persino dall'energia e dalle politiche energetiche, deve avere una statura, un profilo, magari essere all'avanguardia, perché abbiamo piccole e medie imprese su tutto il fronte dell'idrogeno, della tecnologia, che possono dare innovazione, questo provvedimento, tutto sommato, gestisce alcune cose, tutto sommato tenta di trovare alcuni equilibri, un po' alla Lega, un po' a Fratelli d'Italia. Lo dico non per critica politica, ma le politiche energetiche sono strategiche per un Paese solo se, ad esempio, sono connesse alle politiche industriali. Come si sostengono le imprese sul fronte approvvigionamento e sulla loro riorganizzazione verso la transizione energetica? Le politiche energetiche sono solide se si legano alle politiche industriali, se connesse, ad esempio, al made in Italy, ma credo che dopo la fiducia faremo l'ennesima etichetta, l'ennesimo distintivo.
Il Ministro Lollobrigida consegnerà il premio di Mastro pasticciere, con tutto il rispetto per Massari, a cui viene dedicato il premio, ma, se le politiche industriali sono il made in Italy di Urso, i francesi e i tedeschi, con il made in France e il made in Germany, dato che quel made in Italy non è finanziato e Lollobrigida dà le etichette al pasticciere, festeggiano. Le politiche energetiche hanno un senso se sono collegate alle politiche industriali, se sono connesse al made in Italy, se sono connesse alle politiche sociali. Quando si passa al mercato libero, come si sostengono le fasce più deboli? Vi è il tema della maggiore tutela, della cessazione del servizio di maggiore tutela per chi ha meno. Le politiche energetiche hanno un senso, questo decreto doveva avere un senso, se tengono e sono legate alle politiche industriali, alle politiche sociali, se sono connesse alla consapevolezza che esse concorrono a definire un posizionamento geopolitico del Paese, dell'Italia nel mondo, dentro i processi del mondo.
Faccio solo un esempio dell'inconsistenza, purtroppo, al netto di qualcosa che giustamente c'è. E devo dare atto ancora allo sforzo, a volte invano, del Ministro Pichetto Fratin, che si trova poi intorno o nelle fauci di chi crede al carbone, a chi basta l'etichetta del made in Italy. Faccio solo un esempio della sostanza delle politiche energetiche, che hanno questa sostanza se sono legate alle politiche industriali. Sono politiche energetiche fragili, purtroppo, perché quali sono le politiche industriali del nostro Paese? Sull'acciaio qualcuno riesce a capire se ci sono politiche industriali? E l'acciaio primario tiene in piedi le infrastrutture: se non lo produrremo più, probabilmente dipenderemo dalla Cina, che farà passare le merci da Suez, che non ha tanti problemi di transizione energetica, però controlla il processo, il prodotto e la logistica. Noi ci accodiamo, noi che siamo i sovrani in Europa, in questa locomotiva che stenta, che si chiama Europa, noi siamo nell'ultimo vagone con le nostre bandierine a non avere una politica, a sventolare bandierine bianche, verdi e rosse senza avere una politica industriale.
Faccio un esempio di politiche industriali: automotive. Scontiamo, in Europa, il fatto che la tecnologia dell'Asia, penso alla Corea, penso al Giappone e penso alla Cina, starà immettendo e immetterà sul mercato una dimensione di prodotti, ad esempio di auto elettriche alimentate a idrogeno, che potrà sbaragliare, a proposito del nostro dibattito con Stellantis, la produzione europea. Arriveranno prodotti, auto elettriche e a idrogeno. Noi abbiamo idea di come affrontiamo questa dimensione? Di come sosteniamo chi non deve scappare dall'auto per portarlo sull'elettrico e accompagnarlo alla transizione energetica? Dentro questo decreto c'è qualcosa? A noi non è parso di vederlo. Al massimo, facciamo una proroga del gas. Mentre i cinesi, i coreani, i giapponesi e gli americani stanno andando sulle auto all'idrogeno, noi facciamo una proroga sul gas, magari facciamo una proroga sulla benzina, faremo una proroga sul diesel, quando non ci saranno più macchine che consumeranno benzina e diesel.
Le politiche energetiche e le politiche industriali si tengono, però siamo sovrani e abbiamo messo i cartelli davanti ai distributori. Infatti, ognuno di noi ha risparmiato sulla benzina e sul diesel, o sull'alimentazione che usa perché ha visto i cartelli sui prezzi davanti ai distributori. Ma andate nei bar a vedere se la gente normale ha risparmiato perché Urso ha messo i cartelli. Poi, però, facciamo il Piano Mattei. Cosa finanzia il Piano Mattei? Una cabina di regia che alimenta un coordinamento. Mattei aveva, in qualche modo, un senso di come le politiche energetiche definiscono una dimensione geopolitica del Paese. Invece che mettere i cartelli ai benzinai, aveva fatto la lotta ai cartelli delle Sette sorelle. Sono sempre cartelli, però quel lembo nel Mediterraneo che si chiama Italia aveva una strategia in relazione all'Africa, ai Paesi che producono energia, dando all'Italia un ruolo centrale per avere uno standing. Quindi, non combattiamo i cartelli di chi produce energia, però mettiamo i cartelli davanti ai distributori. Allora, non sono disquisizioni, perché poi entriamo nel merito.
Non avete voluto il confronto, tant'è che il Governo ignora, ad esempio, continua ad ignorare, continuando a voler puntare sull'attività estrattiva del gas, che sia stato raggiunto uno storico Accordo per abbandonare, entro il 2050, l'uso dei combustibili fossili. Guardate che voi potete scrivere anche qui del gas, il mondo va da un'altra parte e produce le auto che vanno con un altro combustibile. Attenzione, perché si passa la nottata, si va sul TG1, “facimm a faccia feroce”, e poi con questo gergo, “state carmi”, però qui siamo calmi, ma usciremo dal mercato. Andiamo sul gas e il gas non avrà neanche più chi lo usa. Vi faccio notare che il blend gas-idrogeno nel Regno Unito, e non solo, vede già un investimento di sistema Paese sulle reti per far sì che il 20 per cento di idrogeno si misceli con il gas e possa andare nelle utenze domestiche. C'è qualcosa sulle reti? Mi sembra che non abbiamo visto tantissime cose, da questo punto di vista. Nell'ambito del meccanismo del gas release, è stato bocciato il nostro emendamento che estendeva tale meccanismo anche alle imprese del riciclo e dell'end of waste, cioè nel riciclo no, il meccanismo del gas release non ci interessa. È stato bocciato un subemendamento a un emendamento dei relatori che riscriveva la disciplina del Fondo per il sostegno delle imprese per il servizio di rigassificazione, destinando una quota pari al 50 per cento del Fondo stesso alle regioni; è stato bocciato. Questo è merito?
Per quanto riguarda il tema della maggiore tutela, il testo prevede poche risorse per lo svolgimento di campagne informative. Abroga, inoltre, la norma che prevedeva l'inserimento di una clausola sociale. Usciamo e, nel frattempo, a proposto di chi ha meno, dei poveri via, niente, arrangiatevi.
Il decreto è un decreto fatto così, fatto un po' perché si doveva fare. Ripeto, abbiamo visto alcune sensibilità, in particolare, a suo modo, anche del Ministro, che però sono state travolte, perché, se dobbiamo trovare un senso, cogliamo una sensibilità. L'Italia deve cogliere il passaggio a una transizione energetica senza incorrere, ad esempio, nelle derive che ci furono nel boom economico. Dobbiamo andare da quella parte, attenzione, c'è il tema delle aree idonee, c'è il tema di aree vaste, che individuano delle aree idonee per mettere i pannelli. Lo dico, Ministro, perché in Italia, la ringrazio, ci sono miliardi - miliardi - di metri quadri di aree abbandonate, aree produttive dove possiamo mettere il fotovoltaico. È reversibile il fotovoltaico, è evolutivo, sta cambiando, lo puoi togliere.
Arrivo. Mettere pale da 300 metri sulle Crete senesi o nei parchi naturali non è una bella via alla transizione energetica. Finisco, Presidente, davvero sull'alluvione. Qui dovete spiegare perché andate in giro a fare delle passerelle in Emilia-Romagna. Guardate che i romagnoli non sono fessi, vi abbiamo detto, amaracmand, siate seri!
Hanno capito che il vostro passaggio con la von der Leyen con 1,2 miliardi del PNRR non tiene, perché date dei soldi che di fatto non sono utilizzabili. I fondi del PNRR vengono da residui che non sono stati spesi al Ministero dell'Ambiente. Tendenzialmente, per spendere i soldi del PNRR ci vogliono 6 anni. Dunque, chiedete alla Romagna di spendere 1,2 miliardi in un anno e mezzo e togliete il personale per utilizzare quelle risorse. State attenti! Se non credete a chi vi parla guardate il servizio de Le Iene di ieri sera, che quando andavano a chiedere alla gente: ma lei ha avuto qualcosa, imprese e famiglie, zero,…
…dicevano che non avevano avuto niente. Allora, la favola del gatto con gli stivali, che va nel fango e dice 100 per cento di rimborsi, non tiene da quelle parti. Guardate il merito. Avete bocciato il credito d'imposta, avete bocciato la proroga dei mutui per i comuni fatti con Cassa depositi e prestiti per infrastrutture. Date una mano a Figliuolo, se non la volete dare agli emiliani e ai romagnoli, perché non ce la fa più neanche lui. Riesce a spendere, sì e no, i soldi della somma urgenza…
La ringrazio, Presidente. Come dicevo, abbiamo provato a guardare il merito, abbiamo dato anche una mano e abbiamo fatto delle proposte. Ci auguriamo che con la débâcle e con lo strappo che avete fatto su questo decreto si apra una stagione quantomeno diversa nei rapporti, perché rapporti migliori possono contribuire a far uscire decreti migliori.